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Il cormorano
Il sole era una palla infuocata che si spegneva lentamente oltre una linea impercettibile, tra mare e cielo, quasi a confondersi in un tutt’uno.
Sprizzava un colore caldo pastellato, mal tempo stesso greve e fitto di piccole lame taglienti, che accecavano.
L’aria era frizzante ma, la calura del giorno, non lasciava ancora spazio alla brezza fresca della sera.
La rena sotto i piedi si muoveva come fosse percorsa da un fremito e ogni passo formava bizzarri disegni.
Di colpo, nel silenzio interrotto solo dalla carezza delle onde sulla battigia liscia, l’uomo si voltò, come raggiunto da un presentimento.
Lontano, schiantato sull’orizzonte, qualcosa di indefinito si muoveva, trastullato dagli alisei tropicali.
Vacillava, sbandava e quasi spariva, per poi riprendere quota. Un attimo e lo riconobbe.
Un enorme uccello, forse un cormorano, che faticosamente ma lentamente si avvicinava.
Socchiuse gli occhi e una smorfia, un riso sardonico, apparve sul suo volto indurito e intagliato dal sole.
Con la mano alzata, lo salutò per un momento che sembrava infinito.
Tutto il tempo della sua vita riemerse dal fondo dei suoi occhi, che emisero un bagliore impercettibile, avvolgente e intensissimo.
Un attimo e tutto mutò, prese forma ed ebbe un senso.
L’acqua calda lo circondava e lo invitava irresistibilmente.
Pochi passi e sparì nell’abisso.
somewhere, in the west Australian tropics, October 2019
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