Finalmente mi muovo per un giretto di prova. L'estate da queste parti sembra essere in ritardo e solo di tanto in tanto arriva il sentore del suo imminente arrivo. Brevi squarci di sole portano brevissime vampate di colore e di calore.
Mi destreggio tra quello che è un tempo variabilissimo e le inevitabili conseguenze, spesso disastrose, che riversa sugli umani sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Enormi bushfire, gli incendi che interessano i più importanti Parchi Nazionali, stanno imperversando nella parte centro/est dell'isola e non accennano a fermarsi, portando distruzione, rovina e una tra le più grandi catastrofi naturali che la Tasmania ricordi. Centinaia di case bruciate, migliaia di sfollati e un patrimonio boschivo e faunistico fantastico andato in fumo. Insieme ad esso, spesso, la speranza. Il cielo è oscurato per decine di chilometri e molte vie di comunicazione sono chiuse. L'emergenza è nazionale.
La ricerca del luogo dove si trova Miranda Gibson (http://observertree.org/), si rivela un fiasco. Al campo base non c'è nessuno che mi possa aiutare a comprendere quale traccia debba prendere per raggiungerla al centro della foresta che sta cercando di proteggere dal taglio indiscriminato, appollaiata da oltre un anno, su una piattaforma a 60 metri di altezza.
Spostandosi di qualche chilometro, nella parte nord/ovest, ci si ritrova avvolti dalla nebbia o sormontati da un cielo rigonfio di nuvole brunastre che scaricano, tra raffiche di vento gelido, enormi secchiate di acqua, confermando l'assoluta variabilità del clima e la nomea di costa veramente selvaggia e poco abitata, che ha questa parte della Tasmania. Le tracce si riempiono di pantano e i piccoli fiumi diventano veramente pericolosi da attraversare.
Mi metto a "navigare a vista", passando e ripassando per alcune spiagge fantastiche dove la sola presenza a volte è quella dei selvatici che sembrano occupare tutta la scena. Wallaby, canguri, possum, wombati, sono i dominatori incontrastati di questa terra insieme alla forza esplosiva del mare che, anche quando non c'è troppo vento, schianta sulla costa onde potentissime, vaporizzando un phon di salmastro su granelli scintillanti di granito vermiglio e cremisi.
Da queste parti si capisce quanto siamo piccoli, quanto spesso sembriamo comportarci come i dominatori di questa natura e, come diamo per scontato, quello che non lo è mai. Qui, tutto cambia rapidamente, tutto è straordinariamente e brutalmente esplosivo. Nulla è sicuro. Nulla è stabile. Non si può mettere il "cruise control", il pilota automatico. La noia e spesso la bulimia non è di queste parti, c'è altro a cui pensare e da fare.
Bisogna annusare il vento, guardare il cielo, sentire il cambiamento dell'umidità nell'aria sulla pelle. Usare tutti i nostri sensi, anche quelli più profondi. Quei sensi di cui, spesso, tutti si parla e abusa, ma forse, poco si conosce e quasi mai si incrociano nel nostro quotidiano. Quei sensi che vanno diritti alla trascendenza.
Qui, la natura c'è e si fa sentire. Qui, noi siamo solo di passaggio e, semplicemente, possiamo solcare questi luoghi con la massima attenzione e il più profondo stupore.
Troppo selvaggi, non ancora addomesticati dall'uomo e mai lo saranno. Pure gli aborigeni lo avevano capito e i "soli" scolpiti di Sundown Beach (che vuol dire "la spiaggia del sole che tramonta") sono li a testimoniarlo da migliaia di anni. Affascinati pure loro dal tramonto del sole che annunciava la fine della giornata. Il sole che quando arriva porta a vivo la forte intensità cromatica di questo cielo turchese, di queste spiagge amaranto e di queste colline smeraldo. Un fascino irresistibile. Un'altra notte arriva e…di notte "navigare a vista" è impossibile!
Abbassiamo le vele, buttiamo un paio d'ancore filando più catena possibile, serriamo i boccaporti e.. aspettiamo…un nuovo giorno. Aspettiamo, che la notte passerà. Domani, forse pioverà, forse sarà nuvoloso e tirerà un vento teso o forse ci sarà il sole, difficile fare previsioni. Meglio non farle affatto. Molto meglio. L'importante è, sentire di essere in questi luoghi profondamente, di essere di questi luoghi.
Quasi inutile ricordare che un italiano è già passato tantissimi anni fa da queste parti e, un fiume, ora porta il suo nome, l'Italian River. Si dice che si chiamasse Frank Airey (probabilmente un nome di fantasia) e aveva un campo dove ha vissuto per molti anni. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo e farci quattro chiacchiere.
Sarà poca cosa ma un tempo, un bel tempo, su queste coste selvagge, in questo mare, un piccolo essere si è perso e immerso nell'immenso e ha sentito come non mai di essere minuscolo ma, di essere vivo nel più profondo di ogni sua singola cellula…e la sensazione che ha provato, la cosa più sconvolgente che ha sentito poche volte nella sua vita era oltre l'Amore, oltre la Passione, oltre al fascino dell'Incredibile. Detta in una parola era l'Armonia Pura, Semplice e Sublime. Voglio respirarla ancora…ovunque sia, ovunque mi porti.
South-West
Gordon Dam
Bushfire!
Miranda Gibson Base Camp
Country Churches
Old Emporium!
Ooooopssss!
Queenstown
Nelson Falls
Zeehan
Trial Harbour
Meetings (Urte, The Biker)
Philosopher Falls
Fog!
Arthur River
A very narrow bridge
Unsealed road
Countryside
Breakdown! Flat tyre!
Sundown Beach
Sarah-Anne Rocks
Locals
ad ogni parola un brivido...
RispondiEliminacaro Leo sei fantastico, leggerti è come esserci!
Un mega abbraccio!
Ciao Luca! Grazie di cuore! Troppo buono. Un grande abbraccio!
RispondiEliminaINTENSO come sempre...come solo tu sai essere. Entri nell'anima delle cose,le tue parole arrivano da luoghi remoti,da profondità sconosciute ai più.
RispondiEliminaUn bacio
Stella
Grazie Stella! Sono uno di "frontiera"...non ho ancora capito se è "l'ultima" o semplicemente "La Frontiera"! Quella che non si valica mai...o si?!? Tanti baci.
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